giovedì 25 settembre 2014

IL BERSAGLIO di SERGIO SOZI - ultima parte

Ecco infine il quinto capitolo e l'epilogo del racconto di Sergio Sozi, dove tutto verrà svelato.
Buona lettura!

Cinque
 

«Non starò a nascondermi dietro un dito. Anche perché è giunto il momento che il gioco cessi: vorrei evitare che ne nasca un’inchiesta giudiziaria ufficiale».
            «Come, lei non voleva distruggere pubblicamente Mastrangelo?» Santonastasio scuote la testa a chiedere spiegazioni. L’altro coglie e prosegue calmo:
            «Mi ha preso per un pazzo? Finché l’unico ad indagare era lei, un investigatore privato, bene... ma oltre non si va. Ho in programma di smentire tutto, quanto prima, in una conferenza stampa».
            «Mi sembra il minimo. E con lui come intende comportarsi?»
            «Stasera gli confesserò ogni cosa a quattr’occhi».
            «Non crederà mica che la perdoni cosí facilmente... lei lo ha portato... decisamente sull’orlo del baratro».
            «Resterò disoccupato, certo. Tanto fra un anno vado in pensione».
            «Rischia di andarci in manette. Non per causa mia, ovviamente. A me basta chiamarlo e confermargli i sospetti che avevo su di lei, poi quel che vuole fare fa, io ho finito il mio lavoro. Ma che senso ha, concludere una carriera e un’amicizia in questo modo?»
            «Ha senso proprio perché è il finale. Nei film che piacciono a me, nell’ultima scena gli attori principali si denudano... cercano di esprimere liberamente quel briciolo di verità che hanno scoperto, magari l’uno nell’altro, durante la storia. Una storia durata trent’anni, nel nostro caso».
            «Lei mi sembra persona sincera e integra. Come ha fatto a tacere per tutto questo tempo l’odio che portava per l’artista che rappresentava?»
            «Odio? Tutt’altro».
            «Come definirlo allora?»
            «Ha un amico vero, lei?»
            «Conoscenti molti, anche buoni, ma proprio amici intimi... li ho lasciati fra Siracusa e Roma», ammette Santonastasio.
            «Se li è persi per strada, giusto?»
            «...»
            «Inghiottiti dal nulla, capisco, succede a molti. Tuttavia io, poiché ne ho la possibilità, ho deciso di non fare questa fine. E salvare da se stesso un amico, credo sia la miglior credenziale per ottenere almeno uno di due possibili risultati finali: o allontanarselo definitivamente, o portarlo a capire che gli vuoi bene anche oltre la sua volontà».
            «Continuo a non capire».
            «Cercherò di essere piú chiaro: l’odio si sta mangiando Toni senza che lui se ne accorga. Crede di gestirlo, invece di anno in anno ne è consumato. E i suoi spettatori con lui».
            Carlo Orgosolo abbassa lo sguardo sull’aperitivo e prende a giocherellare con la fettina d’arancio, in bella mostra a cavalcioni sull’orlo del bicchiere. Il bar di Colchi Ametista ha solo tre tavolini esterni, al momento vuoti eccetto quello in cui siedono i due uomini. L’agente, per quanto molto curato, dimostra tutti i suoi sessantacinque anni.
            «Ma la spinta decisiva che mi ha portato, un mese fa, a pianificare questa messinscena me l’ha data una constatazione: che Toni l’avrebbe creduta vera, reale».
            «A me, signor Orgosolo, sembra che lei abbia ottenuto soltanto un effetto: far diventare ancora piú furibondo il suo amico, alimentare il suo odio, non certo diminuirlo».
            «Va bene anche cosí: questa è stata la prima volta che quel ragazzino di quarantadue anni abbia sperimentato su di sé gli effetti del male... con cui ha giocato tutta la vita. Adesso, se ci rifletterà un attimo, Toni avrà la riprova che l’odio e la violenza possono passare da un film alla realtà e non solo viceversa, come accade di norma. La nostra è una società basata sull’emulazione. E i personaggi malvagi sono i piú facili da imitare perché dànno agli stupidi e ai mediocri l’illusione di poter uscire, senza troppi sforzi, dall’anonimato e dal grigiore in cui sono immersi quotidianamente. Spari a qualcuno e diventi una star: lo stanno capendo tutti, ormai, questo slogan, dopo tanti, troppi decenni che i mass media esaltano i criminali finti... magari condannati ma sempre esibiti, dunque protagonisti. Cioè eroici. Belli».
            «Mah... solo pochissimi squilibrati divengono mitomani o assassini per colpa dei film».
            «Non cosí pochi, dicono le cronache. Li legge assiduamente i giornali, lei?»
            «Non piú di un paio di volte a settimana. Preferisco la poesia greca o romana».
            «Cinema, stampa, Internet e tivvú: nel complesso una gigantesca cassa di risonanza del male che genera replicanti. Il bene non fa notizia e non vince premi ai festival, non viene considerato arte né cronaca da mettere in risalto. Vede? Lei, Santonastasio, vuole tenersi distante dal male, perché, da persona moralmente forte e caratterialmente stabile, oltre che non piú giovane, sente che ne potrebbe essere sedotto e assorbito. Ma la massa non è come lei... come noi due. La gente vuole, sia dalla cronaca giornalistica che dalle opere d’arte, solo sangue e sesso. La massa è fatta di topi di laboratorio passivi a qualsiasi esperimento dei cosiddetti artisti. Persino Toni – artista non superficiale, persona sensibilissima e fine psicologo, mi creda – persino lui, dico, si è lasciato coinvolgere dal suo personaggio al punto da entrare in combutta con un gruppo di volgari satanisti erotomani... che prima o poi ammazzeranno qualcuno sul serio. E lí cominceranno i guai seri per Toni».
            «Cosí lei, Orgosolo, si sta sacrificando per il bene del suo miglior amico. Crede che Mastrangelo capirà, o semplicemente andrà dai miei colleghi a denunciarla?»
            «Non me ne frega niente. Mi basta di aver agito secondo coscienza».
            «O la va o la spacca», termina il Nostro insieme al suo Campari senza ghiaccio. E sorride. Mentre il Terzo gli urla dentro: «Fesso, se mi interpellavi prima ci saresti arrivato in un soffio, mica col solito lavorío interiore che ti rompe le ossa. Stacanovista dei miei...»
 

Epilogo

 

Dal Corriere della Sera del 22 gennaio 2015, a pagina 12, in cronaca italiana: 

MASTRANGELO RIAPPARE IN PUBBLICO

MILANO - «Soltanto illazioni prive di fondamento, diffuse da persone delle quali non conosco né desidero conoscere l’identità»: cosí ieri l’attore, apparso sereno e in compagnia del suo agente Carlo Orgosolo, in una gremita conferenza stampa nella sede della ABL Cinematografica, l’azienda che sta producendo, insieme a dei colossi americani, il suo prossimo film. Ma non è tutto perché Mastrangelo, oltre a liquidare le voci girate insistentemente in queste settimane che, tra l’altro, lo davano vittima di una persecuzione da parte di ignoti ricattatori (per approfondimenti vedansi CdS del 13 e del 16 gennaio scorsi ed intervista a Mastrangelo qui nello Spettacolo), ha desiderato anche fornire alla stampa una anticipazione, che riportiamo non senza un pizzico di stupore: «Questo sulla Grande Guerra sarà il mio ultimo film: passo all’editoria fondando, in società con il mio caro amico Carlo, la Mastrangelo & Orgosolo Libri, MOL. Il primo titolo, in uscita a fine marzo, sarà un romanzo per ragazzi». Come commentare? Poveri figlioli!
 
 
(© Sergio Sozi. Lubiana, iniziato a giugno e terminato il 26 agosto 2014)
Oggetti volanti (poesie – FRA.RA., Perugia 2000. Segnalazione Premio Sandro Penna 1999)
Il maniaco e altri racconti (Valter Casini Editore, Roma 2006. Racconto eponimo segnalato nel 2002 dal Premio Trieste Scritture di Frontiera)
Il menú (romanzo – Alberto Castelvecchi Editore, Roma 2009)
Ginnastica d’epoca fredda (saggio e racconto eponimo – Historica Edizioni, Cesena 2009)
Intervista a Claudio Magris (ib. 2009)
Il filosofo e il giullare – intervista a Umberto Galimberti (ib. 2011)

3 commenti:

  1. Allora...? Delusi? Soddisfatti? Critici? Arrabbiati? Troppa morale... poca morale... morale superficiale... dannosa... utile... ecc... ditemi un po'.

    RispondiElimina
  2. Caro Sergio, complimenti. A me e' piaciuto molto. Questo finale davvero non me l'aspettavo, ma devo dire che il migliore che tu potessi scegliere.

    Mi auguro che ci sorprenderai ancora con un'altra opera.
    Un cordiale saluto.
    Sandro

    RispondiElimina
  3. Grazie per l'apprezzamento. Questo mio ultimo racconto, stilisticamente per me e' quasi una novita', poiche' ho tentato di applicare - a modo mooolto mio certo! - le coordinate stilistiche di ''minimalisti'' quali Raymond Carver. Sta a dire che ho cercato di far emergere tutto dai dialoghi, limitando al massimo le descrizioni dei colloquianti. Insomma tutte le connotazioni - sentimenti, emozioni, atteggiamenti corporei ecc. - sarebbero dovute esalare agli occhi del lettore tramite le loro parole. Ed anche gli eventi sono stati ridotti al minimo indispensabile. Esperimento riuscito?
    Gentili saluti

    RispondiElimina