martedì 26 luglio 2011

Tempi irregolari intervistata dal Primorskj

La Tempi irregolari festeggia il suo primo anno di attività con un'intervista del quotidiano in lingua slovena Primorskj, a conferma della sua intensa attività di mediazione culturale da e verso i paesi emergenti dell'Europa orientale. 
L'articolo, a firma di Poljanka Dohlar, sottolinea l'impegno dell'agenzia a promuovere in Italia la letteratura slovena, ricca di autori autorevoli, ma poco conosciuti in Italia.
Attualmente l'agenzia sta organizzando assieme alla casa editrice slovena Sanje il Festival di Medana, che quest'anno verrà inaugurato con gli interventi di Boris Pahor e del poeta Miroslav Kosuta intervistati da Tatjana Rojc. Questo evento annuale vuole essere un punto d'incontro tra letteratura slovena e italiana.
Riteniamo che la collaborazione con questi paesi in cui la cultura è motivo d'orgoglio nazionale e la letteratura non di consumo, attenta al contenuto più che al fatturato, suscita rispetto e considerazione, possa essere un'occasione di confronto assai salutare anche per la nostra editoria invasa da autori made in Usa.
Articolo in pdf. alla pagina:

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http://www.primorski.it/stories/Kultura/194372/

martedì 12 luglio 2011

Il mestiere di scrivere: la scrittura vista dagli scrittori. Elogio della lentezza

Non scrivo mai alla svelta, cioè di getto. Sono uno scrittore lento, uno scrittore cauto. Sono anche uno scrittore incontentabile. Non assomiglio davvero a quelli che si compiacciono sempre del loro prodotto, manco urinassero ambrosia. In più ho molte manie. Tengo alla metrica, al ritmo della frase, alla cadenza della pagina, al suono delle parole. E guai alle assonanze, alle rime, alle ripetizioni non volute. La forma mi preme quanto la sostanza.
(O. Fallaci, La rabbia e l'orgoglio)


Non esistono ricette per la buona scrittura. E' utile, però, confrontarsi con le esperienze dei professionisti per riflettere, migliorare o trasgredire. Ed è essenziale amare la lettura, quella delle opere altrui, e anche delle nostre creazioni. Sembra paradossale ma spesso si ama più scrivere un romanzo che leggerlo. Leggerlo e rileggerlo, alla ricerca della perfezione, come la mano sapiente di un artista che rifinisce i particolari allo sfinimento, ad unguem, diceva Orazio nella sua Ars poetica, uno dei primi manuali di buona scrittura. Poi il saggio poeta consigliava di riporre l'opera in un cassetto per  almeno nove anni,  riprenderla in mano e rifinirla ancora. Quindi, non c'è nessuna fretta di prendere il manoscritto ancora fumante e gettarlo nella mischia editoriale. In fondo le opere di Orazio si leggono e si studiano ancora dopo duemila anni, e forse un motivo c'è. In fondo può essere gradevole curare e coccolare la propria creatura prima di liberarsene e guardare al prossimo libro. "Tanto c'è l'editor della casa editrice…" Povero editor, va bene che deve lavorare, ma a tutto c'è un limite. "Tanto faccio fare un editing a pagamento…" Va bene, poi non lamentatevi che il conto è salato o che dopo il maquillage non riconoscete più la vostra creatura.
Aspettiamo dunque che passi quel senso di noia e sazietà che segue la stesura di un libro e non assecondiamo l'euforia da pubblicazione immediata o la smania di passare ad altro argomento. Facciamo finta, dopo un mese, che il libro l'abbia scritto un altro (forse non lo sentirete nemmeno più così vostro) e che siate davvero curiosi di leggerlo e valutarlo con occhio critico. Chissà quali emozioni vi darà: vi farà ridere, riflettere, vi farà arrabbiare, vi farà sorprendere di voi stessi, nel bene e nel male. Forse scoprirete, per dirla sempre con Orazio, che la montagna ha partorito un topolino, o che chissà, avete costruito un monumento più duraturo delle piramidi.  Sarà comunque una bella esperienza.

Astrid Pesarino


Da leggere:  Milan Kundera, La lentezza, Adelphi, 1999
Da meditare: Lothar J.Seiwert, Elogio della lentezza, sette passi indietro per trovare il tempo che non pensavi di avere, Sperling & Kupfer, 2004


Una perla di saggezza filosofica:
La calma nell’azione. Come una cascata diventa nella caduta più lenta e sospesa, così il grande uomo d’azione suole agire con più calma di quanto il suo impetuoso desiderio facesse prevedere prima dell’azione.
(Fredrich Nietzsche, Umano, troppo umano, I)








lunedì 4 luglio 2011

Ufficio insulti capitolo zero: mettiamo le cose in chiaro

Quando la Tempi irregolari mi ha proposto di scrivere per il loro blog era già parecchio che ci pensavo su, mi ci volevo proprio confrontare con tale modernissima arte retorica.
Da bravo ragazzo e studente modello, mi sono informato in rete, dove tutti hanno un blog (tranne me, Stalin e Mozart, per ovvie ragioni), e ho notato che tutti, ma proprio tutti, dai semplici giornalisti di provincia (compresi quelli di paese) ai docenti universitari (compresi quelli a contratto) fino agli scrittoroni, quelli tosti-tosti (cioè quelli che hanno pubblicato solo a pagamento), considerano il blog come uno spazio a sé, che non ha niente a che fare con la letteratura o il giornalismo. Magari si avvicina al diario segreto di Pulcinella, una sorta di vetrina dove esprimere il proprio punto di vista molto personale che non può essere logicamente giornalismo né letteratura.
Da bravo segaiolo mentale, però, ho trovato un'incongruenza e cioè: perché ho la strana sensazione che giornalismo ed editoria in genere, ormai sfornino quasi esclusivamente testi in cui il punto di vista personale è più o meno la ragion d'essere dello scritto stesso? La risposta che sono riuscito a tirar fuori dalle mie sin troppo strette meningi è la seguente: si scrive sui giornali e sui libri come se si stesse scrivendo su di un blog.
Ed io, allora, non ho paura che mettendomi a fare sta roba possa perdere di vista la vera letteratura? Risposta: e chi ha mai detto che io abbia scritto vera letteratura? E chi ha mai detto che tutti sti blogger che poi scrivono libri e articoli di giornale sappiano cosa sia davvero la letteratura e il giornalismo?
Insomma, nemici vicini e lontani, la domanda ultima è : MA CHI CAZZO CI CREDIAMO DI ESSERE? Rispondiamo tutti a questa domanda e vedrete come si scrive bene. Parola di nullità.
Alla prossima.

Agostino Palmisano

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