lunedì 4 luglio 2011

Ufficio insulti capitolo zero: mettiamo le cose in chiaro

Quando la Tempi irregolari mi ha proposto di scrivere per il loro blog era già parecchio che ci pensavo su, mi ci volevo proprio confrontare con tale modernissima arte retorica.
Da bravo ragazzo e studente modello, mi sono informato in rete, dove tutti hanno un blog (tranne me, Stalin e Mozart, per ovvie ragioni), e ho notato che tutti, ma proprio tutti, dai semplici giornalisti di provincia (compresi quelli di paese) ai docenti universitari (compresi quelli a contratto) fino agli scrittoroni, quelli tosti-tosti (cioè quelli che hanno pubblicato solo a pagamento), considerano il blog come uno spazio a sé, che non ha niente a che fare con la letteratura o il giornalismo. Magari si avvicina al diario segreto di Pulcinella, una sorta di vetrina dove esprimere il proprio punto di vista molto personale che non può essere logicamente giornalismo né letteratura.
Da bravo segaiolo mentale, però, ho trovato un'incongruenza e cioè: perché ho la strana sensazione che giornalismo ed editoria in genere, ormai sfornino quasi esclusivamente testi in cui il punto di vista personale è più o meno la ragion d'essere dello scritto stesso? La risposta che sono riuscito a tirar fuori dalle mie sin troppo strette meningi è la seguente: si scrive sui giornali e sui libri come se si stesse scrivendo su di un blog.
Ed io, allora, non ho paura che mettendomi a fare sta roba possa perdere di vista la vera letteratura? Risposta: e chi ha mai detto che io abbia scritto vera letteratura? E chi ha mai detto che tutti sti blogger che poi scrivono libri e articoli di giornale sappiano cosa sia davvero la letteratura e il giornalismo?
Insomma, nemici vicini e lontani, la domanda ultima è : MA CHI CAZZO CI CREDIAMO DI ESSERE? Rispondiamo tutti a questa domanda e vedrete come si scrive bene. Parola di nullità.
Alla prossima.

Agostino Palmisano

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http://www.fucineletterarie.com/pubblicazioni-2/incipio/taranto-firenze-di-agostino-palmisano

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