mercoledì 29 giugno 2011

DulcaMarchi

In attesa dell’apertura Ufficio insulti, curato dallo scrittore Agostino Palmisano, diamo il triste annuncio della scomparsa di Stephen Pontano. Fulminato dallo strale di un lettore afflitto da mancanza di sano  senso dell’ umorismo, l’arguto censore letterario si è polverizzato sulle sue sudate carte. Ne rimane soltanto una penna d’oca ancora fumante e pile di scritti, ahimé, ormai postumi. Ecco l’ultima fatica cui s’accingeva l’incompreso scribacchino, di certo adatta a oziose letture estive.


Sicché avete scritto un libro. Dubbi, dubbi, dubbi, e una piccola speranza che brilla come un filo di paglia. Dunque diciamolo subito: è essenziale che vostro zio passi a miglior vita. Lo zio vivo non serve proprio a nulla. Crea danno. Morto è molto meglio, tanto più se siete voi l’erede. Suvvia, niente paura. Non sono Canio dei Pagliacci: io so quel che dico e quel che faccio! Debbo dunque parlarvi di Wanna Marchi (mi riferisco alle sue prime televendite, badate, le famose, miracolose alghe sciogli pancia. Anche lì il problema era sempre lo zio dell’acquirente. Non moriva mai e la pancia non si scioglieva - pare, non ho mai provato, né le alghe, né, e ne rendo grazie a Dio, la perdita dello zio). Tuttavia la voce querula della telediva che infallibilmente si spezzava sull’acuto, d’aCKoOOrrrrDò e su cui ella stessa si è infranta, suona molesta al mio provato orecchio. Vi parlerò pertanto di Dulcamara, il venditore della bevanda amorosa della regina Isotta. Conoscete, è vero, l’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti? Dunque: un giovane contadino, ma noi, in epoca di trasposizioni storiche e riletture registiche, diciamo un giovane scrittore, è innamorato della bella Adina, che fa la ritrosa e gli si nega. Noi le mettiamo un vestitino bianco ricamato di parole e ne facciamo LA CASA EDITRICE. Indispettita dalle insistenze del giovane che vorrebbe impalmarla pubblicamente, diciamo che vorrebbe il suo nome pubblicamente (dal verbo pubblicare) unito al proprio, lei si promette al fanfarone soldato Belfiore che le promette mari e monti (che ne facciamo di costui? Insomma decidete un po’ voi; io già qui subisco minacce ad ogni scritto …. Pesavo ad un ex GF calciatore turbato sessualmente capace di fare vendere con il suo solo nome anche la lista del bucato). Ecco che arriva dunque nel nostro villaggio (location: piazzale antistante la sede di una qualunque fiera del libro, ove si aggirano scrittori celebri, scrittori in cerca di editore, editori di ogni genere, agenti letterari di qualsivoglia specie, lettori di ogni sorte, in un gran vociare e in clima di spasmodica attesa), arriva dunque, sulle note di una fanfara posta fra le quinte e a cui risponde l’orchestra, Wanna Marchi. Scusate… Dulcamara (ma in fondo è la stessa cosa).  Si fa silenzio intorno: Udite, udite o rustici (sarebbe meglio dire scrittori, ma mi si scombina la metrica e le note del povero Donizetti non mi sono sufficienti; e poi intervenire arbitrariamente sul libretto non è lecito: un buon editor non lo fa). Io già suppongo e immagino / che al par di me sappiate / ch’io sono quel gran medico / dottore enciclopedico e via dicendo, il quale DulcaMarchi comincia ed elencare le prodigiose virtù di un elisir, odontalgico liquore dei topi e delle cimici possente distruttore in grado di guarire paralitici,[…] apoplettici, asmatici ed asfittici, isterici e diabetici, […] timpanitidi, scrofole e rachitici e fino il mal di fegato che in moda diventò. Naturalmente costerebbe molto di più, ma vista l’occasione eccezionale ampio sconto a tutti i presenti che ne abbisognino. Stupore fra gli astanti che cominciano a fare ressa per accaparrarsi il portentoso farmaco, che ha reso un uom septuagenario e valetudinario nonno di 10 bamboli. Ad essi si aggiunge, ultimo e timoroso, Nemorino, lo scrittore villano (nel senso si contadino, non fraintendetemi), che gli chiede una soluzione ai suoi problemi editoriali, scusate, amorosi: non è che per caso DulcaMarchi possiede anche la bevanda amorosa della regina Isotta (quella in grado di impalmar unire pubblicamente il suo nome a quello di Adina)?. Ed ecco, il dottore gli porge la boccetta portentosa, ma costa! Un zecchin, null’altro ho qua! piagnucola Nemorino. E’ la somma che ci va risponde DulcaMarchi, felice della …. combinazione  sorprendente.  Piccola raccomandazione …. Ci vuole tempo perché il farmaco faccia effetto, diciamo 24 ore (giusto il tempo sufficiente per squagliarmela e fuggir). Dunque, il dottore se ne va, Nemorino beve, beve e diventa strano, sempre più strano: infatti il furbo DulcaMarchi gli ha venduto del bordeaux. Il primo effetto di questa sua spesa dunque è che l’ Adina Editrice decide di sposare Belfiore. Sinché … sinché per qualche motivo tutte le fanciulle del villaggio (che noi vestiamo da segretarie) cominciano a correre dietro a Nemorino, scrittore villano. Perché? Qui casca l’asino, anzi lo zio. Morto stecchito. Il suo, il vostro, quello che volete, insomma; ma, necessariamente, come volevasi dimostrare, lo zio deve morire. E lasciarvi eredi. Infatti è questa la voce che si è sparsa nel piazzale antistante la sede della fiera. Solo Nemorino non lo sa ancora ( è pur sempre un villano…). Il fatto è che lui e lo stesso DulcaMarchi, che stenta a capacitarsene, ritengono che il merito sia proprio dell’Elisir. Sconfortato, Nemorino firma un’impegnativa con Belcore: si farà soldato, DulcaMarchi si appresta ad aumentare i prezzi vedendo il Nemorino scrittore villano così corteggiato, dopo essere stato dieleggiato da tutte; ma Adina, infine, ricompra da Belcore il foglio di arruolamento, lo straccia e … lieto fine! Nemorino può vedere unito pubblicamente il suo nome a quello della sua amata Adina Editrice. Era vero amore e come sempre l’Amore trionfa (tre metri sopra il cielo, insegna Moccia, e infatti DulcaMarchi si allontana su una mongolfiera, convinto che il merito di tanto successo sia tutto suo) Prediletti dalle stelle, io vi lascio un gran tesoro….
Personaggi
Nemorino, scrittore villano.
DulcaMarchi, simpatico imbonitore, che crede di riuscire ove solo Moccia, ops, l’amore comanda.
Adina, giovane amante della lettura prestata all’editoria.
Belfiore: chiunque, un po’ gradasso un po’ fanfarone, prometta, come Paride vezzoso un pomo d’oro a un Editore.
Comparse: editori, autori, lettori, agenti letterari  

Dimenticavo …. È un’opera comica, da darsi pel carnevale. Mica da prendere sul serio …. Un’amena rilettura congegnata dopo il terzo bicchiere di buon moscato.

Stephen Pontano

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