mercoledì 19 ottobre 2011

Agostino Palmisano: BEEP e il sogno possibile

In base alla nuova legge bavaglio censuriamo l'articolo trasformandolo in un racconto surreale.


Premessa. Tutte le informazioni contenute in questo articolo mi sono state “trasmesse”, o meglio ancora “tramandate”, da un BEEP doc, il gentilissimo BEEP, che con la sua umana disponibilità ha permesso al sottoscritto di dire qualcosa di sensato. Grazie BEEP. 


Il 7 novembre 1961 i cittadini di BEEP, appena dietro BEEP, eleggono sindaco il signor BEEP, della lista civica BEEP (1950 voti). Il fatto ha tanto l'aria di essere una presa di coscienza della cittadinanza tutta contro la BEEP uscente e maneggiona che è sconfitta col suo astro nascente BEEP (1250 voti appena).

La cosa strana, però, è che, seguendo alla lettera le prescrizioni della legge elettorale allora in voga (la quale utilizza il cosiddetto "metodo frazionario" scelto proprio dalla BEEP poco prima delle elezioni - chissà perchè?), succede che il numero dei consiglieri è di 10 per i vincitori e 10 per gli sconfitti. Ciò vuol dire che la nuova amministrazione non può partire.

Succede poi che il Signore Eterno ci mette lo zampino per aiutare i suoi carissimi BEEP. Il consigliere di maggioranza BEEP muore, pare per avvelenamento, e al suo posto arriva il furbo di turno, il signor X (per rispetto ai parenti senza colpa) che, nemmeno il tempo di sedersi alla poltrona che ha già zompato di là. S'è, come diciamo dalle mie parti, svoltato la giacchetta e chi s'è visto s'è visto.

Così W la BEEP che, con i suoi 11 consiglieri su 20, può mandare a casa l'onesto e mite BEEP e re-insediare BEEP, astro ritornato a splendere con l'inganno.

Voi moderni mi direte: vabbè, sono cose normali ... la politica è sempre stata così ... che dobbiamo farci? E invece no, miei cari moderni pirla senza spina dorsale.

I BEEP del 1961 sono caldi e combattivi.

Il 3 gennaio parte loro un embolo collettivo. Mettono su il finimondo, sprangano il comune, insultano i BEEP per strada, coglionano mister X fino a casa dove arriva tremante e, diciamocelo pure, pisciato sotto. Ma questo è solo l'aperitivo perchè quando arrivano i carabinieri del paese, essendo un piccolo paese di gente civile, con due urla e due smorfie invitano i militari a battere in ritirata.

Quando il giorno dopo arrivano i rinforzi da BEEP, allora parte l'inferno modello intifada palestinese: i militari vengono allontanati alla svelta soprattutto col l'uso del buon vecchio sasso.

Ci prova anche il politico più importante del paese, il parlamentare BEEP, accorso direttamente da Roma per cercare di calmare gli animi ma, pure lui, viene gentilmente invitato a farsi gli affari suoi. E lui segue il consiglio.

Da BEEP la Prefettura invia il Maggiore BEEP, eroe in terra di Sicilia contro la mafia (sarebbe quello che fece finta di catturare il bandito BEEP). Baldanzoso e seguito da centinaia di militari, carabinieri e poliziotti, si getta nella mischia e riceve anche lui la sua giusta dose di mazzate.

Alla fine però sia i manganelli che le manette che i lacrimogeni hanno la meglio e alla fine dei tre giorni di sacre violenze il bollettino è pesante: oltre venti feriti e cinquantaquattro arresti. Un poliziotto centrato da un tufo gettato da un balcone muore di lì a pochi giorni in ospedale.

Come va a finire? Il presidente BEEP annulla l'esito delle elezioni e insedia un commissario prefettizio, proprio come chiedevano i manifestanti.
 

Questa storia dall'incontestabile sapore d'eroismo sembra però, oramai, quasi una favola, qualcosa di plausibile ma che non tocca mai davvero nel profondo le nostre corde più intime. Chi di noi moderni, nel 2011 come dieci o venti anni fa, sarebbe più capace di azioni tanto violente quanto giuste, sacrosante, per non dire civili?

Sì, parlo di civiltà perchè impedire il sopruso con l'unico mezzo che i cialtroni-papponi-ladroni della politica sentivano e sentono ancora oggi sono proprio le mazzate. Non parlo certo di massacri e fiumi di sangue, ma due schiaffoni ben assestati a tutti quelli che sono lì, lontani, che se la ridono di tutto mentre noi, qui, con la faccia nella polvere, facciamo finta di non vedere il loro piede che ci calpesta, facciamo finta di non sentire la loro mano che ci fruga nelle tasche, facciamo finta di non sentire la loro voce rauca dall'eccitazione predatoria.

Noi siamo tutto questo, io per primo, siamo come i fantasmi dei nostri avi, gente con  gli attributi tanti, mentre noi sappiamo solo sussurrare alle spalle e guardare inebetiti l'ennesima partita di calcio o l'ennesimo film d'azione. Siamo spettatori dell'azione, godiamo a vederla, godiamo quando succede altrove, il più lontano possibile, siamo degli zombie che si nutrono dei propri cervelli. Poco per volta, lentamente, fino alla fine.

Agostino Palmisano

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