mercoledì 29 dicembre 2010

Il coccodrillo Gerard

Pare che il sottoscritto - senza diritto di firma – come un ministro senza portafoglio di ogni governo che si rispetti, debba prendere parte attiva a questo Blog e pagare il suo tributo di… inchiostro. Insomma, io i testi dovrei leggerli e valutarli, non redigerli. L’ansia da foglio bianco dovrebbe essere cosa che compete quanti si rivolgono a me, esordienti o già avviati a pigliar posto fra gli scaffali di una libreria; non certo il sottoscritto che è ormai adusto a notti di veglia in preda, semmai, ad ansia da foglio imbrattato. Ecco, ho sparato il colpo … senza firma, senza portafoglio, ora sarò anche senza paga. Perché, sul nuovo blog di una giovane Agenzia letteraria, non ho trovato di meglio, alla mia prima scrittura ufficiale, che rimbrottare la “clientela”. Ma io, badate, lo faccio con affetto e, come un mansueto coccodrillo, dopo aver divorato la preda, piango. Conoscete l’Andrea Chenier, non il poeta intendo, ma l’opera di Umberto Giordano? Ebbene lì il cattivo di turno (che poi però alla fine, quando tutti muoiono, si pente, badate bene), il cattivo, dicevo, Gerard canta “Uccido e tremo. E mentre uccido, io piango”. Adoro Gerard: poverino, sognava una Rivoluzione con i fiocchi, vera, autentica, una palingenesi, giustizia, amore e pace - con un po’ di battaglia, va bene, un po’ di sesso gratis rubato nella mischia, e qualche cadaveruccio innocuo ai bordi delle strade, ma si sa, come vanno le cose: le opere non sono mica tanto dissimili dai film dei nostri giorni! Insomma torniamo a noi, a voi ed a me, a questo mio ultimo intervento su questo blog. Il foglio imbrattato, dicevo. Sì, lo confesso, genera ansia: anche questo mio post se provate a stamparlo (Noooooo! Non sprecate carta ed alberi, per carità, già lo faccio io per professione, assecondando molti di voi... Giuro, adesso sto piangendo, come il coccodrillo Gerard). La faccio breve, per il bene comune, il mio, ma soprattutto il vostro, credetemi. Quando inviate un manoscritto, non necessariamente a me, non fatelo se non è necessario, ma se proprio lo inviate, tanto più se lo indirizzate ad un editor di un una Casa editrice, a qualcuno che valuti la vostra opera prima, o l’ultima, forse, ecco: assicuratevi che sia pulito, corretto, ordinato. Innanzitutto come grammatica, sintassi e battitura. Il bimbo appena nato, madido di umori materni, è il più prezioso e bel gioiello per la madre che lo accoglie sul petto. Ma presentatelo in quelle condizioni, sanguinolento, bluastro ancora per gli sforzi, imbrattato di placenta, il cordone ombelicale penzoloni, a quanti percorrono il reparto: credete che lo accoglieranno a braccia aperte come la povera puerpera, che reclina il capo stanco e lieto fra le mani del marito (che non ha capito nulla)?

Stephen Pontano

Nessun commento:

Posta un commento