mercoledì 2 febbraio 2011

Dieci anni dalla scomparsa di FRANCO GULLI

Venerdì 4 febbraio verrà presentato all’Auditorium del Museo Revoltella in Trieste un Cd (IDIS 6594) di musiche di Nicolò Paganini. Si tratta di due incisioni live rispettivamente del concerto n. 5 in La min. e del concerto n. 1 in Re magg. registrati il primo nel 1960, con l’orchestra della Rai di Napoli diretta da Mario Rossi, il secondo nel 1961 con l’Orchestra della Rai di Roma, diretta da Nino Sanzogno. E non è un caso, forse, se i responsabili dell’Istituto Discografico Italiano hanno deliberatamente operato in questo senso, o al contrario lo è, per una di quelle curiose combinazioni del destino, che a 50 anni esatti ci venga ripresentata proprio questa esecuzione del primo concerto per violino ed Orchestra di Paganini, nell’interpretazione di due grandi artisti, di cui ricorre, nell’anno in corso, l’anniversario: centennale della nascita , nel caso del direttore veneziano Nino Sanzogno, decennale dell’improvvisa scomparsa, in quello del Maestro triestino Franco Gulli.
“Uno dei più grandi violinisti italiani dell’ultimo secolo”: così lo ricorda Claudio Abbado nel prezioso volumetto intitolato Omaggio a Franco Gulli, ESTA – Quaderni Anno XVI Numero 20. Ma forse questa circostanza, questo ritorno di Franco Gulli nella sua città natale, che si potrebbe dire postumo solo riferendolo alla porzione corruttibile della sua esistenza terrena, potrebbe essere un’occasione, magari la prima, per fare ammenda della distrazione con cui, dieci anni fa, fu accolta la sua scomparsa. E’ ancora il Maestro Abbado che, nel volume citato, scrive “mi ha molto colpito l’indifferenza con la quale è stata accolta la perdita di una così carismatica figura del concertismo italiano.” E’ un pensiero che ricorre nelle altre testimonianze raccolte nel Quaderno dell’ ESTA, che qui vorrei prendere come spunto per una riflessione molto semplice, ma che forse, temo, ne rispecchi una più complessa. Ricordo un’ulteriore perdita, più recente, nel mondo della Musica: nel 2010 è scomparsa alla soglia dei 100 anni una delle più grandi voci della lirica, Giulietta Simionato. Ebbene, anche in questo caso la notizia è passata pressoché sotto silenzio. Questa somma artista era certo da decenni orami lontana dalle scene, ma non dalla vita musicale, che seguiva e commentava. Tuttavia, queste scomparse silenziose forse non stupiscono più di tanto se vengono collocate all’interno del quadro di anonimato e basso profilo che la vita culturale italiana ha assunto nell’arco dell’ultimo decennio. Forse Franco Gulli non fu personaggio che si definirebbe, con temine modernissimo, mediatico, come altri suoi esimi colleghi, che completano il carisma del musicista con una naturale capacità a comunicare con il grande pubblico anche attraverso alti mezzi che non siano il loro strumento; non di meno fu fra i massimi rappresentanti del mondo musicale italiano e, pertanto, della cultura italiana all’estero. E come molti altri, in altri campi, ci ha lasciati in silenzio, accompagnato dall’indifferenza pressoché totale di quanti non siano “addetti” ai lavori. Credo però che non sia la cultura ad essersi dileguata in Italia, ma l’attenzione, della politica e degli organi di informazione, ad essersi distratta e a distrarre, conseguentemente, quella del pubblico più vasto, dei “fruitori” che devono ricercarla confidando sempre più nelle proprie forze, nella propria passione, nella propria curiosità. Devono scovarla fra le pagine di un quotidiano o un periodico di cultura e informazione, quelli cosiddetti generalisti, fra gli eventi che vengono pubblicizzati. L’epoca dell’informazione alla portata di tutti è di fatto diventata quella della disinformazione, in cui serve appunto creare l’evento che catalizzi l’interesse, anche a discapito del contenuto e oltre il carisma personale. L’arte e la cultura pagano un caro prezzo alle esigenze del marketing e della “notizia”.
Franco Gulli è stato, all’opposto, musicista lontano dalle leggi dell’apparire, che al contenuto non ha mai rinunciato: chi abbia avuto la fortuna di ascoltarlo dal vivo o nelle sue registrazioni lo sa benissimo, e chi abbia avuto l’occasione di leggere le testimonianze di chi lo ha conosciuto, collega o allievo, ne ha certamente avuta un’ulteriore prova. Basta il titolo dell’articolo di Paula Royce-Bravo quale esempio: “The music first, then the technique”. E questo, posso testimoniarlo, avendo avuto la fortuna e l’onore di godere degli insegnamenti pazienti della sorella Giuliana e della madre, splendida anima musicale, credo sia un tratto comune a questa famiglia di musicisti: tornando alla letteratura potremmo dire che la poiesis fornisce sempre la soluzione ai problemi sollevati dalla techne. Ma credo che le parole di Gianni Gori siano quanto mai esplicative nel delineare i tratti autenticamente e genuinamente musicali di Franco Gulli, quel suo essere uomo di musica e, quindi, di Cultura: “se non avesse scelto le “ragioni della Musica, e quelle soltanto; se non avesse rifiutato ogni compromesso con lo star-system, con le multinazionali del disco e con la legge dell’ “apparire” ad ogni costo; se non avesse identificato il suo impegno d’interprete con il “servizio” alla musica e per la musica, oggi dovremmo dire di Franco Gulli (….) che (….) è scomparso uno dei più grandi violinisti del mondo”.
Dunque venerdì 4 sarà un’occasione per ricordare un grande musicista e per riflettere, anche, sul ruolo della cultura nel nostro paese, sull’attenzione data ai suoi esponenti più autentici, eticamente onesti, si vorrebbe dire, nella loro dedizione all’arte. Interverranno: Bruno Giuranna (violista, membro del Trio Italiano d’Archi con Franco Gulli e Giacinto Caramia, subentrato nel 1962 a Amedeo Baldovino), Gianni Gori (giornalista), Stefano Bianchi (circolo della Cultura e delle arti di Trieste),  Nello Gonzini (Società dei Concerti di Trieste). Una curiosità, per chi non lo sapesse: Franco Gulli fu il primo violinista ad interpretare, alla fine degli anni 50, al Teatro alla Scala con la direzione di Sergiu Celibidache, l’appena ritrovato 5°concerto di Paganini.
FRANCO GULLI plays PAGANINI IDIS 6594 http://www.dynamic.it/

Stefano Bisacchi

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