sabato 8 gennaio 2011

Figaro. Proprio il barbiere, non il giornale!

Io sono docile, son rispettosa [….]ma se mi toccano dov'è il mio debole sarò una vipera. Lo conoscete il “Barbiere di Siviglia ovvero l’inutil precauzione” di Rossini? Va bene, niente opera questa volta. O quasi. Dunque: sono ancora qui alla Tempi Irregolari, dopo il mio primo intervento sul blog … insomma dopo avervi presentato il coccodrillo Gerard... sono qui in grazia di due benevoli seguaci che pare abbiano risposto positivamente al mio scritto. Pertanto prendetevela con loro! Ora, capita questo: giunge un manoscritto di un autore esordiente con al seguito il suo buon curriculum vitae. Si fa invero fatica a distinguere l’uno dall’altro: questo un tomo voluminoso, quello una sparuta risma di carta. Dopo non poche pagine del curriculum, si apre un catalogo: sapete quei lunghi elenchi omerici cui Eco stesso, ad esempio, in tempi recenti si è più volte dedicato nelle sue opere? Solo che non vi si descrivono le armi di Achille o che so io, no! E’ un inventario di scuole e corsi di scrittura creativa assiduamente frequentati dal sedicente scrittore. Un capolavoro, per altro; in sé, un’opera compilativa pronta per il mercato. Manca solo il titolo: L’agenda dell’esordiente o Il giornale dello scrittore. Proseguo, scivolando oltre fra le comuni vicissitudini dell’autore inedito e giungo agli hobbies: scrivere e sport. Vado al manoscritto: un’opera sullo sport? Affatto: vi si agitano fantasmi che vorrebbero diventare personaggi e magari porsi alla ricerca del povero autore che sta cercando a sua volta personaggi cui far fare qualcosa. Si perdono, invece, tutti nel nulla di una non storia, senza capo né coda. Un catalogo (l’ennesimo) scolastico redatto con cieca fiducia secondo i dettami di una manciata di regole. Giocherello alquanto con i fogli A4. Mi aiuta a formulare il pensierino della sera: prolificano le scuole di scrittura, prolificano gli scrittori, oh, certo, prolificano gli agenti letterari e le agenzie letterarie (e qui mi gioco il posto) … ma di costoro, qualcuno legge? Perché nessuno nel proprio curriculum di esordiente cita mai gli autori prediletti! Peggio: nessuno con cui si parli cita un autore prediletto. Ovvero statistica da sondaggio personale: Marquez (per i classici) Camilleri e Faletti (per il giallo), Baricco (per il romanzo giovane). Depongo pertanto curriculum, manoscritto e pensieri, afferro brutalmente dalla cartella due volumi. Sono indeciso: Zola (lo scrittore, con l’accento sulla à, non il calciatore) o l’ultima fatica di Eco? Sfoglio le biografie, alla ricerca di un dato: in appendice al volumetto grigio per quello, in internet per questo …. Strano. Non risulta abbiano frequentato corsi di scrittura creativa. Sovente, l’inutil precauzione di chi voglia farsi scrittore.

Stephen Pontano

6 commenti:

  1. La mia esperienza forse non rappresenta niente e nessuno ma è pur sempre un'esperienza. Il corso di scrittura creativa a cui ho partecipato mi è servito tantissimo. Certo bisogna avere del proprio, non si diventa scrittori con un corso, forse lo si è già, o lo si potrebbe divenire con un piccolo aiuto. Perchè un buon corso di scrittura è solo un aiuto, anche se l'aiuto migliore che un aspirante scrittore possa farsi è sempre lo stesso: leggere come un pazzo.

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  2. Approvo e condivido quanto scrive Palmisano, aggiungendo che i corsi danno l'opportunità di apprendere, accettare il confronto e aggregarsi con chi divide le nostre stesse passioni.

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  3. Niente opera, gentile Gabriella, quest’oggi. Rispondo direttamente, tradendo le promesse fatte a chi mi ha chiesto alcune meditazioni per questo blog. Tuttavia intonerò, per lei soltanto: Dimmi che m’ami, sono innocente come il sol, che risplende sul mare. Fra la Cinquetti e Rossini, ciascuno, e lei per prima, sceglierà secondo il proprio gusto o umore del momento. Insomma, pubblicano il post che ho redatto secondo accordi e subito, lei, badi bene, non certo io, lei mi scatena il putiferio: mi chiama l’agenzia – che già mi guarda e mi legge con occhio bieco e sospettoso – e mi dice che lei mi odia. Per mia grazia, una fazione (è un po’ sparuta invero, e timorosa, ma ci guardiamo allo specchio per infonderci coraggio) sostiene che lei mi ami. Così lei è Catullo ed io sono Clodia? C’è, innanzitutto, nel Suo commento, un grave, gravissimo errore, che le svelerò coram populo: la metà del matitone rosso e blu della mia insegnante al liceo, la mia rossa penna virtuale, o forse pena, che si consuma sulle carte (anche virtuali) non è, come lei dice, poi tanto acculturata. Sospetto peraltro che a parlare qui fosse il Catullo che odia e sferza. Il busillis poi è per me un altro: sono lo squalo o il delfino? Perché qui si è creato un gran vociferare, su che razza di pesce io sia: certo, lo squalo uccide per mangiare, il delfino, ammesso che lo faccia, lo fa per un eccesso, una distrazione della sua natura portata al gioco. Ma farei notare che anche una lampreda ha denti sagaci. Che poi io possa essere un trituratore, come già qualcuno mi saluta, lo nego fermamente. Semmai io raso l’erba per rendere più bella un’aiuola (mi perdoni la citazione di un “sommo poeta prestato” alla canzone) uscita da scuola (no, non l’aiuola rincasava dalla scuola, credo di rammentare). Tant’è. Leggo davvero tutto e non trito. Ma sono giardiniere. Or dunque: lungi da me l’idea che chicchessia vada a schiantarsi contro un albero; gli è che prima di “impararsi a sciare” sarebbe opportuno si assicurasse di amare la montagna, prima di andare a recitare si accertasse di non temere il pubblico. O bella, dirà; ma se non prova, come farà a saperlo? Per l’appunto: provi, e provi pure col maestro a fianco che gli insegni a fare un bel cristiania di base ad arco medio – filante, o gli imposti la voce. Questo io non lo nego. Quel che io temo è il dopo. Giunto a valle, non si reputi un campione olimpico, e, abbandonati sci e montagne, non vi faccia ritorno dopo un anno di mare, per cimentarsi su una pista nera. Uscito di scena dopo aver pronunciato con voce sonora “la cena è pronta” non si atteggi a novello Ruggeri (confondendo per estremo abbaglio, orribile sciagura di chi ascolta, il cantante con l’attore). E poi, se pure la passione cresca e si rafforzi, non ripeta sulla neve le medesime pose del maestro, non replichi sul palco l’identica battuta con la consueta intonazione della voce. Non guardi i propri filmati né ascolti le registrazioni dei suoi spettacoli, ma osservi gli altri, vivaddio. Sia, innanzitutto, come dice quel giusto Agostino, non il Santo, badate, ma il firmatario del secondo commento al mio sciagurato intervento: sia pazzo, di una pazzia sana e pura tuttavia. Un puro folle, un Parsifal. Questo il mio ammonimento.Quanto a me, ebbene, nuovamente non manterrò la mia promessa, neppure con lei, mia dubbiosa Gabriella, e chiuderò intonando ancora un’opera: come Falstaff, burlone burlato, io dico Tutto nel mondo è burla, l’uomo è nato burlone, burlone, burlone …..

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  4. Tra Stephen e Grabiella c'è una vera e propria QUERELLE metafisico-letteraria che mi stordisce. Sembra di partecipare a uno di quei salotti bene dove si poteva venire alle mani per roba molto meno importante del nostro argomento. Credo che il vero nodo sia soprattutto di tipo commerciale. Lo so che così si passa dal pathos al bathos ma tant'è ... Il problemi di questi corsi è che costano parecchio e quindi quando ci sono gli incontri promozionali per farti accettare gli organizzatori, compreso l'insegnante stesso, pompa sulla vanagloria del cliente di turno e quindi, ancor prima di cominciare si sbaglia. Anch'io mi sono sentito dire cose del tipo: "Sono sicuro che vali, lo capisco da come parli e dal tuo sguardo deciso." (E pensare che il mio sguardo di sera sembra quello di Gasparri quando si sveglia la mattina. Ecco perchè i corsi di scrittura sono pericolosi, perchè spesso è come andare in un negozio a comprarsi un vestito: il commesso o il proprietario stesso ti dirà che con quella giacca sembri Rodolfo Valentino e invece no ... sembri Capezzone.
    I corsi di scrittura, in definitiva, dovrebbero chiamarsi corsi di lettura, almeno per i principianti. Altro discorso è se li fai dopo vent'anni di scrittura appassionata e decisa. Bisogna saper leggere ... non sempre si può scrivere.

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  5. E che ci vuole? Dovremmo creare un movimento d'opinione che costringa Tempi Irregolari a organizzare un bel corso di scrittura creativa e lettura consapevole a Trieste.
    Raccogliamo adesioni ...

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  6. Ringrazio innanzitutto il gentile Agostino per avere prestato parole più chiare e degne ai miei pensieri. Come Tag, visto che siamo in un blog, selezionerei, dalla sua risposta, le seguenti:commerciale, costano,vanagloria del cliente. Da parte mia debbo semplicemente ribadire che molti di quanti scrivono non leggono. E’ una mia esperienza personale che riporto. Volevo semplicemente puntare l’attenzione sulla necessità della lettura, innanzitutto come strumento di arricchimento personale, in secondo luogo, anzi, di pari merito, come strumento di arricchimento professionale. La Callas, come lei stessa ebbe modo di raccontare, frequentava assiduamente i corsi di canto, ma prima e dopo le sue lezioni ascoltava a lungo tutti gli altri allievi, perché anche da quelli c’era da imparare (tanto per non lasciare il teatro d’opera). Così anche io che trituro, come Lei dice, cerco di imparare dai manoscritti che respingo. Ma, pur leggendo tutto, non posso fare di un “pertichino” un Caruso. Dopo le letture, o a latere, si fanno i corsi. E ce ne sono di validi, come in tutte le cose. Ma va detto che quella dei corsi è una mania - forse tutta italiana? Non so – che sta dilagando e che forse è più nell’interesse dell’organizzatore che del frequentante. Tuttavia, i corsi sono uno strumento per migliorare uno scrittore e non la patente che fa lo scrittore. E sia pur detto, infine, che scrittore, uno lo deve essere, come io credo modestissimamente, per propria natura. Mi si permetta di restare alla musica: si possono citare profondi conoscitori dell’armonia e delle tecniche compositive, che hanno prodotto opere assai mediocri. Compositori che evidenziano lacune tecniche, hanno, invece, composto capolavori. Bisogna, innanzitutto, conoscere e amare il mare in cui si nuota, sapere quanto è profondo e quali pesci ci si possano incontrare. Per il resto ciascuno deve decidere se uscire dalla tana o restarci, deve valutare se essere l’ostrica di Verga o, che so, la balena di Melville. Magari, uscendo, e nuotando fra gli altri pesci, scopre di esser e egli stesso uno squalo bianco, mentre quello che già nuotava là fuori era un innocuo squalo balena. Mi chiedo però il perché di questa querelle con la gentile Gabriella: è un tema buttato lì sul banco, come una fiche (leggete fisch, vi prego, non sono assolutamente volgare :-)) su un tavolo da gioco. Non vorrei fosse stato preso come un attacco personale, che non è nel mio stile, giacché se devo dire qualcosa lo dico apertamente e direttamente all’interessato, e sempre con il massimo rispetto; ciò che mi sorprende, è che esso sia stato forse interpretato come tale, da una scrittrice la cui opera è stata, a quanto mi risulta, più che lodata dall’Agenzia Tempi Irregolari la quale ha proposto di buon grado un contratto all’autrice, per poterla promuovere. Merito solo del corso di scrittura? Non credo proprio...

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