Non scrivo mai alla svelta, cioè di getto. Sono uno scrittore lento, uno scrittore cauto. Sono anche uno scrittore incontentabile. Non assomiglio davvero a quelli che si compiacciono sempre del loro prodotto, manco urinassero ambrosia. In più ho molte manie. Tengo alla metrica, al ritmo della frase, alla cadenza della pagina, al suono delle parole. E guai alle assonanze, alle rime, alle ripetizioni non volute. La forma mi preme quanto la sostanza.
(O. Fallaci, La rabbia e l'orgoglio)
Non esistono ricette per la buona scrittura. E' utile, però, confrontarsi con le esperienze dei professionisti per riflettere, migliorare o trasgredire. Ed è essenziale amare la lettura, quella delle opere altrui, e anche delle nostre creazioni. Sembra paradossale ma spesso si ama più scrivere un romanzo che leggerlo. Leggerlo e rileggerlo, alla ricerca della perfezione, come la mano sapiente di un artista che rifinisce i particolari allo sfinimento, ad unguem, diceva Orazio nella sua Ars poetica, uno dei primi manuali di buona scrittura. Poi il saggio poeta consigliava di riporre l'opera in un cassetto per almeno nove anni, riprenderla in mano e rifinirla ancora. Quindi, non c'è nessuna fretta di prendere il manoscritto ancora fumante e gettarlo nella mischia editoriale. In fondo le opere di Orazio si leggono e si studiano ancora dopo duemila anni, e forse un motivo c'è. In fondo può essere gradevole curare e coccolare la propria creatura prima di liberarsene e guardare al prossimo libro. "Tanto c'è l'editor della casa editrice…" Povero editor, va bene che deve lavorare, ma a tutto c'è un limite. "Tanto faccio fare un editing a pagamento…" Va bene, poi non lamentatevi che il conto è salato o che dopo il maquillage non riconoscete più la vostra creatura.
Aspettiamo dunque che passi quel senso di noia e sazietà che segue la stesura di un libro e non assecondiamo l'euforia da pubblicazione immediata o la smania di passare ad altro argomento. Facciamo finta, dopo un mese, che il libro l'abbia scritto un altro (forse non lo sentirete nemmeno più così vostro) e che siate davvero curiosi di leggerlo e valutarlo con occhio critico. Chissà quali emozioni vi darà: vi farà ridere, riflettere, vi farà arrabbiare, vi farà sorprendere di voi stessi, nel bene e nel male. Forse scoprirete, per dirla sempre con Orazio, che la montagna ha partorito un topolino, o che chissà, avete costruito un monumento più duraturo delle piramidi. Sarà comunque una bella esperienza.
Astrid Pesarino
Da leggere: Milan Kundera, La lentezza, Adelphi, 1999
Da meditare: Lothar J.Seiwert, Elogio della lentezza, sette passi indietro per trovare il tempo che non pensavi di avere, Sperling & Kupfer, 2004
Una perla di saggezza filosofica:
La calma nell’azione. Come una cascata diventa nella caduta più lenta e sospesa, così il grande uomo d’azione suole agire con più calma di quanto il suo impetuoso desiderio facesse prevedere prima dell’azione.
(Fredrich Nietzsche, Umano, troppo umano, I)