Inaugura con un racconto della scrittrice Alessandra Zenarola la nostra rubrica "Racconti da premio", che vuole contribuire a diffondere i racconti più belli premiati o segnalati nei vari concorsi. Un modo per divulgare i lavori meritevoli di scrittori più o meno conosciuti.
Eccolo lì anche oggi, nonostante il freddo pungente e la giornata balorda .
Mimì gua rda in alto, l’uomo è affacciato al terrazzino, un angolo di mattonelle rosse ingombro di foglie secche, sgabelli di plastic a e un ombrellone a spic chi bianchi e blu per le giornate di canic ola.
Ci passa le ore lassù, in canottiera e pantaloni del pigiama anche d’inverno, a fumare e a spegnere le cic che nei gerani della ex moglie.
Qua nto litigavano quei due! Lui oltre ai polmoni da nneggiava le piantine che la moglie concimava ogni martedì, e i litigi squa ssavano l’intero condominio.
Così l’uomo prese a but tare le cic che ancora incandescenti nel pozzo del cortile, un pozzo antic o ribattut o in ferro dove la luna non si specchiava mai.
Mimì se lo ric orda bene, le cic che galleggiavano sul l’acqua torbida come meduse morte e lei restava delle ore imbambolata a gua rda rle, finché qua lcuno del palazzo protestò perché da l pozzo saliva un odore nauseabondo di gomma bruciata e di intossi cazione potenziale.
Si tenne persi no una riunione condominiale per discut ere il fatto, ma gli unic i a non partecipare fur ono proprio l’uomo del pozzo e Mimì, lui per indifferenza, lei per antipatia verso la portinaia.
-Scusatelo tanto- si giustific ava la moglie da vanti a tut to il condominio intervenut o in pompa magna -è, come dire, un po’… svagato-
E la questione si era chiusa lì.
Non lo si vide più sul terrazzino, fumava dentro, in casa, aspirava la sua si garetta fino al filtro e poi soffiava sul la brace. Gli restavano in mano i mozzic oni, l’uomo se li fic cava nelle tasche del pigiama fino a formare un bel mucchietto.
Ma un giorno accadde che la lavatric e vomitò acqua marrone e un fiume di vermetti rattrappiti, l’idraul ic o annunciò che ormai la lavatric e era da gettare al macero e la moglie decise che quel tizio che casualmente era suo marito, faceva da nni più dell’atrazina.
-L’è proprio matto!- si bilava la portinaia alle si gnore con le sporte della spesa, e intanto si pic chiava il dito sul la tempia.
Mimì non commentava mai, matti sono gli uccelli che volano nel buio, matti sono i si gnori che leggono il giornale sopra l’aut obus, è matta sua sorella Miranda che ha cambiato mariti come si cambia le mut ande, matti sono i lavoratori, le mamme col poppante in braccio.
Matta era lei che consumava l’esi stenza immersa in una solitudine feroce.
Sola. Una parola che spaventa, peggio di un mostro a qua ttro teste.
Sì, se ne sono anda ti tut ti, parenti amic i fida nzati, morti stecchiti, saliti sopra un treno con il biglietto di sola anda ta, travolti da una bufera di neve, soffiati via da l maestrale, arsi vivi da ll’estate più torrida del secondo millennio.
Mimì-che-non-ha-più-nul la-da -perdere.
Lei, un tempo bella come un sole d’agosto.
Alza lo sgua rdo e vede l’uomo lassù, sul terrazzino con la sua eterna si garetta in bocca.
-Buon Natale!- vorrebbe ur largli da lla finestra, ma ha paur a che lui la prenda per sfacciata.
Tra loro troppi muri e balconi, e luci intermittenti, l’aroma dei cotechini e delle salse verdi e i minuscoli babbi natali appesi alle gronda ie. Un mondo in festa, tra poco inizieranno le da nze e negli appartamenti riscalda ti e lucidi, uomini donne e bambini si scambieranno baci e tenerezze, e forse qua lche insul to ric acciato in gola tut to l’anno.
-Buon natale si gnorina Mimì-
La portinaia a mezzogiorno pareva uscita da lla pubblic ità di un dentifric io, garrul a e luccic ante.
-Anche a lei-
Via, correre su di corsa per le scale, tapparsi in casa e isolarsi da l mondo, ma l’altra con il collo di pellic cia finta e un sacchetto di immondizie in mano, incalzava a più non posso.
-Signorina Mimì, non mi dic a che passa il Natale tut ta sola?
Sì, certo, Natale sola, come la befana la qua resi ma e ferragosto. Embè?
E’ scappata via, ha chiuso la porta con il catenaccio, ha aperto il frigorifero. Una calotta polare e qua lche avanzo, mezzo stracchino, la pasta al forno cucinata l’altro ieri, due porri e una bottiglia di limoncello semivuota. Un Natale da ric chi. Quelli di sopra ridono e fanno tintinnare i bic chieri, Mimì ha già acceso la televisi one.
Per noia si affaccia nuovamente alla finestra, il cielo si è dip into di un grigio livido e compatto, l’uomo lassù fuma e non si sa cosa ne faccia delle cic che.
Avrà qua lcosa da mangiare?... pensa Mimì.
L’uomo del pozzo muove un cenno di salut o con la mano libera ma lei ha già distolto gli occhi. E forse è un bene perché lui un poco si vergogna di mostrarsi in pigiama e canottiera, per giunta il giorno di Natale.
Si erano preoccup ati anche quelli del Centro, dove lo passi il Natale e con chi?
-E cosa vuoi che me ne impippi a me?-
Il Natale è la festa dei bambini, degli industriali e delle prostitut e che almeno per un giorno si riposano. Forse. A sua moglie il Natale metteva l’angoscia e per sconfiggerla comperava un mucchio di sciocchezze, ora che se n’è anda ta a vivere con un cugino poliziotto non c’è nemmeno più bisogno di addobbare l’albero e di innaffiare le piante.
Al Centro hanno festeggiato ieri, la vigilia, c’erano tut ti, medic i infermieri e parenti. Rosetta e la Malvina si erano occup ate delle decorazioni, Albino della musi ca, gli altri in cucina a spadellare.
Lui no, esonerato speciale per raggiunta anzianità, e gli altri erano scoppiati a ridere. Sei mic a vecchio tu, sei solo pigro.
Non era affatto pigro, da tempo si era ric avato una cuccia all'interno delle sue malinconie e vi passava tut ta la giornata.
Non aveva più stimoli di sorta, mangiava poco , telefonate o lettere gli rompevano le scatole e la compagnia di una, cento o diecimila persone gli da va la stessa gioia che succhiare un gelato al limone in pieno inverno.
In compenso succhiava le pastic che che l’infermiere gli piazzava sul la mano, una due tre colorate e gommose. Una sorsata d’acqua e via la depressi one e i pensi eri molesti.
Col cavolo, l’uomo inghiottiva le sue pastiglie rubic onde solo per non deludere la dottoressa Clarabella con la sua voce da flaut o e le sue chiome fiammeggianti, ma l’umore restava più cup o della notte.
Comunque non era stata una brut ta vigilia, al Centro si era creata una discreta allegria, alcuni avevano ballato e alle sei in punto era arrivata la pizza, croccante e profumata, in due teglie qua drate. A lui era venut o da polemizzare senza volere offendere nessuno, perché la pizza da che mondo è mondo ha una forma rotonda .
Sarebbe come disegnare una luna ovoida le o costruire una casa tra le onde dell’oceano, inoltre la pizza era farcita con le acciughe e i capperi, che a volere essere sofistic i non si ada ttano proprio con la mozzarella.
Lasciò correre.
Baciò la mano alla dottoressa Clarabella e tut te le altre donne sul le gua nce. Una del grup po, pic cola e volgare come una bocca pittur ata di nero, gli disse che puzzava di fumo ma lui fece spallucce e tornò a casa nella notte senza stelle.
Assopita sul divano. Che ora sarà? Mezzogiorno, le due del pomeriggio, le qua ttro del mattino?
In sottofondo il suono flebile del campanello, Mimì si solleva svogliatamente, da vanti alla porta dondola timido il figlioletto della dirimpettaia, la suda meric ana che vive di canzoni e amori da ringhiera.
-Ciao- dic e Mimì-
-Ciao. Ho il panettone per te, me lo ha da to la mia mamma-
-Grazie- farfuglia Mimì.
Sono in tanti loro, una marea, qua ndo fa buio aprono le finestre del salotto, accendono le mic ce e il condominio si trasforma in un gioioso baraccone, escono anche da gli altri appartamenti tut ti in coro sui balconi ad applaudire, tranne l’uomo lassù che sembra nato per essere il bastiancontrario. Gli altri fuori lui dentro, lui fuori gli altri dentro.
E’ corso via, il bimbetto le è sgusciato da lle mani mentre lei gli allungava una carezza.
-Buon Natale- mormora Mimì, e ric hiude la porta.
Spalmato sul divano, la cenere cade sul collo e sul la canottiera. A stare fuori su quel terrazzo stup ido gli si sono congelate le dita e la punta delle orecchie.
Sarà anche l’ora di alzarsi , mettere una pentola di acqua sul fuoco, gettargli dentro un da do e qua lche spic chio di cipolla e seda no e cucinarsi un brodo come Dio comanda .
Deve but tare via la cic ca, in casa non ha più nemmeno un portacenere, tut ti nascosti e but tati via da lla moglie prima che se ne anda sse. Per dispetto e per chissà qua le vendetta, benedetta donna…
Eccola lì quella del terzo piano che stende i panni sul balcone mic roscopic o con le mollette colorate. Tipa stramba, salut a a stento e non si sa che vita meni.
-Buon Natale!-
Gli è venut o spontaneo, così.
Al Centro dic ono che socializzare fa bene alla salut e, che bisogna uscire, frequentare le persone, invitarle a bere il tè, ma se le persone uno non le ha dove va a raccattarle?
Mimì alza la testa, l’altro si sporge da l terrazzo e stanno lì a gua rda rsi come due cani chiusi nel recinto.
-Anche a lei- risponde Mimì tanto per da rsi un tono.
-Allora, lo mangia o no il panettone?- fa lui con tono frivolo.
-Come fa a sapere che mi hanno regalato il panettone?-
L’uomo rimane lì perplesso con la si garetta appic cic ata al labbro. Infatti non lo sa, ha tirato a indovinare.
-Beh, sarà per via che è Natale, e un Natale senza panettone è come cucinare la carbonara senza gli spaghetti-
Sarebbe una metafora? Si domanda Mimì che comincia a trovare si mpatic o il si gnore che butta le cic che nel pozzo.
-Lei ce l’ha in casa una bottiglia di spumante?-
Hai voglia bambina, io ci facevo il bagno dentro lo spumante, e ogni domenic a dentro lo champagne.
-Ora controllo- dic e l’uomo e va ad aprire la dispensa. Certo che ha lo spumante, persi no il vov e la grappa di prugne
-Se si accontenta di un prosecchino…-
-Magnific o- esul ta Mimì ma si contiene per non sembrare sgua iata. -Io se vuole ho della roba nel frigo, niente di eccezionale, una fettina di arrosto, un formaggino, insomma ci si ada tta-
Si è spalancata una finestra al primo piano, esce la portinaia con addosso una maglietta orrenda ornata di pailettes.
-Dic o io, la finiamo con questa pagliacciata, non si amo mic a a teatro qua , eh? O va su lei o scende il si gnore, però smettiamola di fare baccano!-
Da sganasciarsi da lle risate. Il sermone natalizio, il bignamino della buona educazione.
-Allora cosa fa, scende?- ur la Mimì all’uomo delle cicche.
-Sic ur o!- grida lui ormai euforic o.
E getta via la cic ca, che vola e plana si mile a un aquilone rosso e forma una parabola e finisce dritta dritta dentro il pozzo. Lo dic evano sempre i suoi amic i che ha una buona mira.
Mimì ha tirato fuori i bic chieri di cristallo, vecchi e sbeccati ma brillano sul lavandino come ciottoli da fiume.
Buon Natale, dic e tra sé e sé, e dentro al cuore le si allarga una macchia di felic ità.
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